Dopo soli tre mesi di pole, gasatissima, carica a mille, appena ritirato il palo e montato in casa, il braccio sinistro decide di strillare «BASTA!». Il dolore era tale, e aumentava così velocemente, che riuscivo più a fare gesti semplici, come guidare o passare l’aspirapolvere.
Ma come, proprio ora?? Vivevo con un senso di vuoto, di rabbia e smarrimento
Faccio un’ecografia per capire cosa non va. Risultato: «da qui non vediamo niente».
Continuo con i miei antidolorifici, e così finisce che sovraccarico anche il braccio destro e ho problemi perfino ad usare il mouse.
Sconforto totale.
«Non tornerò più a pole!»
Pomate d’arnica, artiglio del diavolo e impacchi di ghiaccio; qualche antidolorifico e intanto rifletto.
Sapete come mi ero fatta male? Esagerando. E non ascoltando il mio corpo.
Facevo quattro allenamenti settimanali, tra le cinque e le sei ore ogni volta, quasi sempre senza mangiare visto che dall’ufficio correvo direttamente in palestra. Progredivo, certo; e velocemente! Ma facevo cose sempre più complesse, ed il mio corpo non era pronto.
Lo ammetto. Quel braccio mi faceva male da un po’. Ma avevo confuso il dolore con l’affaticamento. Pensavo fosse solo un po’ di stanchezza e invece che fermarmi sono andata avanti. Sarebbe bastato al primo segno di dolore andare da un buon masso fisioterapista per capire cosa avevo e farmi mettere a posto.
Dopo due mesi dall’infortunio ho ricominciato a fare pole con una testa diversa, con più attenzione, con più cura del mio corpo e delle preziosissime pause come ci ha raccontato Zombina nell’articolo “Ascolta il tuo Corpo”. Da lì è cambiato del tutto il mio approccio alla pole dance, che da droga è diventata passione.
Anche da quel momento che è nato PoleDanceItaly.com. Così mi dico che anche le pause più lunghe e i dolori più difficili da guarire non arrivano per caso, ma per insegnarci qualcosa e regalarci ancora di più.