Nonostante Berlino sia una città stato, in 800 kmq ci sono solamente 5 scuole di pole dance.
Una, la migliore, scartata per i motivi di cui vi ho parlato nell’articolo precedente. Non mi resta che vagliare le altre quattro.
La prima viene scartata a priori: ha corsi incompatibili con i miei orari lavorativi, la seconda ha i soffitti talmente bassi che camera mia è alta quasi il doppio. Una è un’accademia, sarebbe interessante frequentare i suoi corsi di danza, contorsione e discipline aeree come allenamenti complementari, purtroppo i corsi di pole vengono effettuati su pedane delle quali ho un profondo terrore (sì, dovrò superare questa cosa prima o poi). Non mi resta che l’ultima: le insegnanti sono simpatiche, easy, e un sacco muscolose. L’ambiente è accogliente, le mie compagne di corso simpatiche. Decido di iscrivermi qui. Mi alleno, tanto, ma mancano completamente corsi di coreo e/o stretching: devo trovare ispirazione altrove.
Un’altra pecca è che io sono abituata agli standard italiani: punte sempre tenute, braccia non rigide, salire con grazia e fare inversioni come dio comanda sono lo standard. Qui no. Inorridisco a vedere gente che fa la V agganciandosi poi con una gamba al palo per procedere con le figure, le punte non tirate, i trick che “basta che ti esca la figura”. Sono già molto pignola di natura, e venire da un ambiente con standard più alti certo non ha aiutato. Ma sono una persona positiva e cerco di prendere il meglio che posso, in fondo questa è l’ultima scuola disponibile, o qui o nulla.
E come tutti sappiamo la pole è una droga potentissima, se la provi non ne puoi più fare a meno. Fra i complimenti delle insegnanti per la mia tecnica e flessibilità (Grazie Sheila) e quelli delle alunne per la mia grazia (Ah sì?) procedo. A rilento ma procedo.
Dalle mie insegnanti prendo tutto il possibile: trick nuovi, trick vecchi ma ci si arriva in una maniera nuova, molta forza, lavoro sodo.
Intanto ho trovato una ragazza da cui andare a fare stretching due ore alla settimana, Keeva Treanor e un ex contorsionista, Frederick van Laak, per ulteriori lezioni di flessibilità una volta al mese; più tutti i workshop possibili immaginabili che capitano in città!
Ed è proprio grazie a questi collegamenti esterni e alla mia tendenza al lamento che vengo a scoprire che una mia ex insegnante della mia attuale scuola sta aprendo un nuovo studio, per giunta abbastanza vicino a casa mia!
Entro subito nella fase di fermento, e per la testa mi passano mille domande, mille dubbi e mille idee.
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